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Storia del Derthona Basket

La nostra storia dal 1946 ad oggi

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IL PRESENTE

PRIMI DUE ANNI IN SERIE A
E L’ESORDIO IN EUROPA

La stagione 2021/22, la prima in Serie A, vede la Bertram Derthona centrare la Final Eight di Supercoppa, la prima competizione stagionale. La squadra, in campionato, occupa stabilmente un posto tra le prime otto della classifica sin dalle prime giornate, centra la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia, manifestazione in cui arriva in finale, e raggiunge i playoff con una giornata di anticipo. Dopo avere eliminato l’Umana Reyer Venezia nei quarti di finale, la Bertram Derthona termina la propria stagione in semifinale contro la Virtus Segafredo Bologna. Nel 2022/23 la squadra allenata da Marco Ramondino migliora ulteriormente i risultati ottenuti nella prima stagione in Serie A: per tutta la durata della regular season, infatti, la Bertram Derthona occupa una delle prime tre posizioni in classifica. Arrivano nuovamente la partecipazione alla Supercoppa e alla Final Eight di Coppa Italia, oltre alla semifinale Scudetto, persa contro la Virtus Segafredo Bologna. A seguito dei risultati conseguiti, il Club si guadagna il diritto di partecipare alla FIBA Basketball Champions League: nel 2023/24 la Società farà così il proprio debutto in una competizione europea.

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SERIE A

2021

La stagione 2020/21 inizia nel migliore dei modi, con dodici vittorie consecutive iniziali in campionato che valgono la migliore partenza di sempre nel campionato di Serie A2 Old Wild West. La squadra allenata da Ramondino si mantiene nelle posizioni nobili della graduatoria per tutta l’annata e comincia i playoff da testa di serie numero 3 del tabellone. Dopo avere battuto Ravenna ed Eurobasket Roma, è nuovamente la Reale Mutua Torino l’avversaria per un posto in Serie A. Dalle gare del PalaGianniAsti si torna in perfetta parità (1-1), prima che Torino si porti in vantaggio nella serie grazie a una grande prestazione collettiva in gara 3 a Voghera. I Leoni impattano la serie grazie a un canestro di Cannon a 9 decimi dal termine di gara 4 e si giocano tutto in una partita bella ed emozionante in trasferta. A rompere l’equilibrio sono due liberi di Sanders a meno di due secondi dalla sirena, che coronano il sogno di tanti anni. È storia, il Derthona per la prima volta disputerà la Serie A!

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LA SUPERCOPPA

2019

La stagione 2018/19 vede la prima partecipazione dei Leoni alla Supercoppa LNP Old Wild West, conclusa al terzo posto, e il successivo cambio in panchina tra Lorenzo Pansa e Marco Ramondino dopo tre giornate. L’annata termina con una salvezza sul campo. Nel 2019/20 la società allestisce una formazione molto rinnovata e centra il successo nella Supercoppa LNP 2019, al termine della finale contro la Reale Mutua Torino al PalaLido Allianz Cloud di Milano. Capitan Matteo Martini solleva al cielo il secondo trofeo nella storia del Derthona. In campionato i Leoni si trovano a metà classifica al momento dello stop al campionato imposto per il proliferarsi della pandemia da Covid-19 che ferma il paese e lo sport a tutti i livelli.

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OGGI

2018

Dopo gli anni d’oro del binomio Derthona-Orsi, sulle maglie arriva un nuovo partner. Si scrive Bertram Yachts ed è un nome storico della nautica americana… ma da queste parti si legge Beniamino Gavio che decide di legare il suo nome a quello del Derthona Basket. E’ l’anno zero e sul campo si naviga a vista per un paio di mesi prima che coach Lorenzo Pansa inneschi le marce alte e, con loro, 5 vittorie filate che ci portano per la prima volta alle Final Eight di Coppa Italia. Si giocano a marzo, a Jesi e l’Italia è devastata dal maltempo: ma sulle Marche è un altro ciclone ad abbattersi, e il ciclone arriva da Tortona. Garri e soci strapazzano Trieste, stroncano Biella e in finale con Ravenna suonano una sinfonia a senso unico. Torniamo al Palazzetto con la Coppa e ancora adesso che scriviamo, in fondo non ci sembra vero. Ma adesso è tutto un altro film, forse si svolgerà di nuovo a Tortona, magari in una casa grande e magnifica e magari il futuro sarà ancora più bello… Di certo sarà sempre da LEONI.

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Gli anni 2015-2016

Il 2015-2016 è il primo anno di A2 unica e della divisione in due gironi che tagliano l’Italia da OVEST a EST. Proviamo a essere ambiziosi con un veterano sotto le plance e un ragazzino in playmaker: su Luca Garri e Marco Spissu costruiamo una storia che un fuoriclasse come De’mon Brooks e un talento come Davide Reati contribuiscono a scrivere in bella copia. Terzo posto in regular season, poi una serie meravigliosa e in 5 partite eliminiamo Trieste per aprirci le porte dei quarti di finale. Arriva Brescia e non dovrebbe esserci storia. 2-0 per loro. Ma a Casale (dove siamo emigrati e dove staremo per un annetto….) c’è il Derthona del Camagna, quello che alla fine la spunta con il cuore. 2-2 e tutta una cittadina si trasferisce a Cremona dove siamo in 700 per celebrare l’ultimo atto di una stagione memorabile mentre Brescia ci rispetta, ci batte e vola in A1. L’anno che segue è un festival dell’incognito. Tra il disimpegno della famiglia Ghisolfi e l’obbligo di esilio a Casale, i presupposti sono tutti da scoprire e a metà dicembre, una tripla sulla sirena ci condanna in un derby crudele e ci sbatte in zona playout. Finiamo l’anno solare prendendone 30 a Treviglio e salutando Reati che firma a Forlì ma entriamo nel 2017 e il ranocchio ritorna Principe. Il girone di ritorno è uno show da 11 vittorie, con Glenn Cosey e Phil Greene nella parte dei dioscuri bianconeri e un gruppo di italiani che decide di spiegare a tutti il significato vero del termine GRUPPO. Ricci, Cucci, Alviti, Sanna, Mascherpa, Garri, Conti…. Abbattono anche Mantova al primo turno e si regalano la gioia di un quarto di finale in cui Trieste è semplicemente meglio di noi.

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L’esordio in Serie A

2014

Il 2014 è l’anno dell’esordio in Serie A e, al contempo, il momento di salutare il mitico “Palazzetto” teatro di mille e mille battaglie ma non conforme agli standard del secondo campionato Nazionale. Il Derthona gioca a Voghera, fa strano solo a dirlo ma non è l’unica novità perché a Tortona sbarcano per la prima volta gli americani e sono Chris Polk (subito sostituito da Ramon Galloway) e Jeffrey Crockett i primi USA a vestire la nostra divisa; in panchina siede Demis Cavina e sarà un’altra storia di lotta e di trionfi… L’impatto però e traumatico. 1 vittoria e 5 sconfitte fanno credere che la A sia troppo per noi, poi un sabato di avanzato autunno sbanchiamo Latina con l’innesto di Jordan Losi e da lì non ci voltiamo più indietro. Chiudiamo la prima stagione in A2 con 16 vittorie e 14 sconfitte ma nessuno dei successi sul campo potrà mai chiudere le ferite nei nostri cuori quando scopriamo che d’improvviso Guido Ghisolfi non c’è più e con lui se ne va un altro padre di questa creatura a tinte bianconere.

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Gli anni 2009-2014

Grazie all’amicizia tra Marco Ghisolfi, storico sostenitore della società tortonese ed il mitico Petar Naumoski, il pluridecorato macedone chiude la sua gloriosa carriera con la maglia del Derthona nella stagione 2008-09 trascinando Tortona in Serie C1. Sarà la fiamma che riaccende l’entusiasmo di una città intera per la pallacanestro. L’appetito vien mangiando e con Marco Picchi a supportare Luigino in cattedra, si tenta la scalata ai piani alti del basket. Nel 2009-10 non bastano però arrivi eccellenti come: il mostro sacro Orsini, la giovane promessa Della Valle e i vari Zunino, Di Gioia e Magnone.   Intanto dietro il movimento cresce, effetto dell’onda lunga Naumoski: l’Under 19 tornata a livello Eccellenza espugna nientemeno che Varese e gli Under 14 sono Campioni Regionali trascinati dal trio Dario Gay-Gatti-Tava che brillano anche a livello 3contro3 nazionale. Nel 2010-11 la formazione maggiore trova un nuovo assetto con l’inserimento del duo Degrada-Pavone ed il lancio degli Under Gatti-Taverna, ma per il salto di qualità non basta ancora. Manca la regia adeguata che si trova l’anno seguente con Arioli in panchina e Quaroni in campo con l’appoggio vitale del factotum Leone Gioria, un nome un destino! Mentre nelle giovanili prosperano i ragazzi del ’99 Campioni Regionali con l’Under 13, la “musica si fa bella” con la storica promozione in Serie B dopo tre partite di finale indimenticabili. Gli eroi sono i vari Quaroni, Degrada, Gioria, Pavone, Gatti, Ganguzza ma anche un pubblico incredibile, capace di riscattare la delusione di Novara per tagliare la retina nella bella al PalaCamagna. Il Derthona ci crede ancora anche nel 2012-13 con la classe di Samoggia a dar man forte sottocanestro. In un girone che ci porta fino ai confini con la Slovenia, i bianconeri si arrendono solo ai senatori bresciani di Monticelli. Ma la macchina è ormai lanciata, sospinta anche dall’inesauribile energia dei giovani che, galvanizzati dalla visita della Cimberio Varese, ottengono un altro titolo con gli Under 15 e riaprono il Camp estivo. 2014, 30 anni dopo Carpi, le strade dell’Emilia Romagna portano ancora bene al Derthona. Che sia l’anno giusto lo si capisce subito con la vittoria sulla mitica Fortitudo in un PalaCamagna assalito dalla Fossa dei Leoni bolognese. Ma ancora più incredibile sarà la vittoria nel ritorno davanti ai 5000 del PalaDozza ed avanti così fino alla finale vinta sul Piacenza per chiudere in Romagna negli spareggi di Cervia contro un Legnano dove il Derthona da spettacolo! Sembra un sogno, siamo in A2 Silver!!

Testi tratti dal libro “CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona” di Roberto Gabatelli – 2008

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Gli anni 2000

A Luigino piace stupire e tutto parte da una sera a cena da Checco con Nico Messina e Dino Meneghin. Si parla dei vecchi tempi, del Simmenthal, e ci si ricorda di Giulio Jellini: mai dare un’idea a Luigino. Qualche settimana dopo, il playmaker degli scudetti e delle Coppe Campioni è il nuovo allenatore di un Derthona Basket che col bilancio davanti agli occhi cerca la salvezza in C1 e nuovi talenti dal settore giovanile. Bellani e Fradagrada sono gli innesti, Andrea Ablatico il Presidente ma sono gli anni dei Quattro dell’Ave Maria: Tava-De Ros-Barabino-Moncalvi, in rigoroso ordine numerico, il 4, il 10, il 13 e il 14 collezionano imprese una dietro l’altra caricandosi sulle spalle il peso di otto, interminabili anni di C1 consecutivi.
Al Palazzetto la luce è quella che è, il fondo non proprio da Madison Square Garden e nel tempo cadono corazzate come l’Alessandria di Caneva in un derby da annali, il Castelletto di Barantani, il Saronno di Leva e Ferrario: il copione è sempre lo stesso, stare in partita e colpire nel finale quando tutti i rimbalzi, tutte le palle sporche finiscono nelle mani giuste.

Si vince spesso, anche a livello femminile e la promozione in serie B è il fiore all’occhiello di un gruppo che Stefano Orsi ha rinforzato con la Mantovan, la Codevilla e Chiara Dallera, tortonese d’adozione pure lei: è il contributo rosa ad un movimento che raccoglie successi sul finire degli anni ’90 quando il basket continua ad evolvere diventando sempre più gioco per atleti moderni, per signori di due metri che palleggiano, corrono e tirano alla stessa maniera. Non più 30, ma 24 secondi per andare al tiro, non più due tempi ma quattro periodi, solo 8 secondi per passare la metacampo: è quello che serve alla X generation, ai nuovi miti Kobe Bryant, Allen Iverson, Shaquille O’Neal, Kevin Garnett e alle nuove leve di casa nostra. Il gruppo 1983-84-85 fa parlare di sé, Barco-Beraghi-Campeggi e Palenzona sono campioni italiani di categoria nel 3-contro-3 e a turno assaggiano i primi pezzi di prima squadra, di una squadra che sarà loro nel perfetto stile del ricambio generazionale.

Il nuovo millennio si apre con la salvezza a Bra, con l’ossimoro di una gioia triste, negli spogliatoi di un palazzetto che tante volte ci ha visti ospiti e che, guarda caso, da quel giorno non vedremo più. E’ come se qualcuno sapesse che non vogliamo tornarci a Bra, non vogliamo tornare dove Mario Armana ci disse che non avrebbe più allenato, sapendo che lo aspettava un’altra sfida senza canestri, senza lavagnette e senza difese da preparare. Il 15 gennaio del 2001, il “Prof” ci lascia orfani della sua saggezza, del suo stile, del suo umorismo, della sua classe da gentiluomo dello sport e quel giorno freddo, nella Cattedrale, ci sono tutti coloro che da lui hanno imparato a vivere prima che a fare un arresto e tiro.
Col suo ricordo nel cuore, e il figlio Marco a giocare i primi minuti di carriera, il Derthona passa nelle mani di Angelo Franzosi, Presidente per un triennio, e gli acquisti di Meneghin e Rotasperti si aggiungono all’elenco dei grandi stranieri passati di qua. De Ros e Barabino hanno detto basta , mentre Tava è capitano e depositario della tortonesità con Picchi e Moncalvi: arriva anche la soddisfazione di giocare i playoff in C1 ma è l’ultimo giro di giostra di una generazione storica perché non basta il ritorno di Massimo Codevilla a salvarci nel 2004. Si ritorna in C2, si riparte da capo, col futuro nelle mani dei ragazzi di oggi. Ad Atene ci prendiamo l’argento olimpico quando Basile e Galanda distruggono la corazzata lituana sotto una pioggia di triple, mentre in Italia è l’epoca di Treviso targata Benetton e dell’apertura totale agli stranieri, effetto della famigerata legge Bosman che arriva fin da noi.

Tornare in C2 dopo 8 anni è l’occasione per ripartire facendo le cose in casa: tra Tava, Moncalvi, e Lonardo da una parte e Campeggi, Barco e Beraghi dall’altra sorge un mix strano ma vincente con Marco Picchi a fare da ponte tra due generazioni di cestisti che proprio al Palazzetto hanno imparato a palleggiare. Sono anni che partono in sordina ma che diventano belli cammin facendo quando anche Armana e Martinelli fanno ritorno alla base portandoci sempre fino in fondo, a due finali in quattro anni, anche dopo gli addii di Moncalvi e di Roberto Tava che diventa difficile, dopo 22 stagioni, non consideare il più grande di sempre.
Arriviamo anche noi al parquet, in una palestra che porta il nome giusto e ci giocano gli stranieri, stavolta di nome e di fatto: Liba Meatchi arriva dal Togo, Gaston Campana è un califfo della pampa argentina, Ronnie Gordon arriva dalla Scozia ma non fa il rugbysta, Carlos Vasquez ama il sole di Santo Domingo.
Il resto è storia di oggi.

Di un Palazzetto di nuovo esaurito come un tempo, di un altro Tava presidente, di Luigino sempre carico come una molla, di Gabatelli che in questi anni ci è mancato, dei giocatori di ieri dirigenti di oggi, dei dirigenti di ieri tifosi di sempre, di Marco Ghisolfi che vorrebbe portarci un’altra volta in alto, come ha fatto quella sera con Carpi.
Allena Edo Gatti che è uno di noi, e in campo c’è una leggenda che al secolo fa Naumoski Petar. I suoi punti, i suoi assist, i suoi tiri hanno già cominciato a deliziarci nella convinzione che saprà mostrarci la strada verso la vittoria: ma forse, la speranza più grande, è che anche un campione come lui se ne vada sentendosi parte della nostra grande famiglia.

Testi tratti dal libro “CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona” di Roberto Gabatelli – 2008

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Gli anni 1991-1999

Gli anni di Caserta Campione d’Italia con Enzino Esposito in barella a bordo campo, della dinastia europea di Spalato ma soprattutto gli anni di un uomo nato a Brooklyn nel febbraio del 1963, cresciuto a North Carolina e scelto al draft NBA dalla squadra di Chicago. Con Michael Jordan il basket ringrazia gli dèi perché niente sarà come prima se il più grande atleta di ogni epoca ha scelto un rettangolo di 28 metri di lunghezza per esibirsi. L’America non basta, MJ diventa fenomeno planetario e i Giochi di Barcellona 1992 sono la passerella giusta: basta con gli universitari, alle Olimpiadi arriva il Dream Team, la squadra dei Sogni, ed è un’esibizione dietro l’altra conclusa con l’oro più scontato di sempre. Magic e Bird chiudono col basket giocato, sono quello che resta degli anni Ottanta – come cantava Raf – e lasciano che si apra la dinastia dei Bulls.

Nuove dinastie anche in casa Derthona quando Milvio Picchi torna alla Presidenza dieci anni dopo e affida la direzione sportiva a un amico di vecchia data: con Luigino Fassino è un binomio che sa di vecchi tempi, di Bar Italia, di Simmenthal e naturalmente di Rapida. Caenazzo in panchina, dodici tortonesi in campo, con De Ros e Moncalvi richiamati alla base per lasciare in fretta il purgatorio della Serie D e ne esce una cavalcata di 27 vittorie su 30. Di nuovo in C, sempre gli stessi, tortonesità al potere ma si spezza il sodalizio tra squadra e coach, non basta il cuore di Barabino, non basta la classe di Tava e De Ros e nemmeno il feeling col canestro di Andrea Moncalvi. Si retrocede ad Alba, con lo spogliatoio in subbuglio, all’ultimo minuto dell’ultima giornata ma il quart’ultimo posto è buono per il ripescaggio e quando il testimone societario passa ad Adelio Ferrari i senatori chiedono il ritorno di Mario Armana. Con lui, Bobo Creati e Paolino Mossi, sedicenne di San Salvatore dal talento cristallino: è l’anno in cui Tava lascia sul campo un tendine d’achille, e noi lasciamo di nuovo la C1 nell’ultimo epilogo di Omegna.
Ci consolano le donne che tornano nel basket che conta da imbattute salutando il talento di Camilla Muratori accostato alla passione di Barabino, Orsi e Gazzaniga: la femminile la segue Stefano Orsi, per tutti Bobo, e vi trova moglie ma soprattutto il basket trova lui, un altro di quei dirigenti che lasciano il segno come Fossati, come Ablatico, come Angelo Franzosi e come Giampiero Palenzona. Sono loro a ricoprire la veste, ma ormai il Derthona fa rima con Luigino che è un fiume in piena, un vulcano di idee e di passione: l’amore per questo sport lo ha tenuto in piedi, i giocatori sono “…i miei ragazzi” e i ragazzi giocano per lui. Come Saturnino Colicchio, un armadio arrivato da Milano su un Harley Davidson che nel giugno del 1995 gioca a Collegno su una gamba sola: è lo spareggio per tornare in C1, mezza Tortona invade la cittadina nota per il proverbiale smemorato perché si gioca contro Alessandria e allora è un fatto di principio. Perdiamo di niente sul campo mentre in tribuna è un mare bianconero su cui gettare le basi per il gran ritorno da lì a un anno quando esordisce il capitano di oggi, Marco Picchi, e arriva un califfo dei tabelloni di nome Paolo Arucci.

E’ un campionato terribile, 18 squadre e una sola promozione, senza playoff: siamo forti è vero, ma abbiamo tanto cuore perché ne vinciamo un’infinità in volata, negli ultimi secondi come la sera in cui Tava diventa padre per la prima volta e mette i liberi della vittoria su Verbania generando una rissa da Far West. La sera del successo su Aosta è giugno del 1996, siamo di nuovo in C1, possiamo andare al matrimonio di De Ros e pensare che è andata bene un’altra volta.

Testi tratti dal libro “CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona” di Roberto Gabatelli – 2008

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Gli anni 1986-1991

Siamo a metà anni Ottanta, nel bel mezzo della rivalità storica tra Lakers e Celtics, tra lo showtime di Hollywood e l’orgoglio dei figli degli Irlandesi. Dan Peterson, storico coach di quel Simac Milano che conquista due Coppe Campioni consecutive, sfrutta le emittenti private per farci vedere un basket che ci sembra lontano anni luce e che invece si sta sempre più avvicinando se è vero che gente come Bob McAdoo e George Gervin decide di chiudere la carriera sui nostri parquet.
E’ un Derthona new generation, c’è Roberto Gabatelli dietro la scrivania ma non solo perché il “Gaba” è la colonna portante di tutto il movimento e con lui in campo arrivano i ragazzi terribili che hanno spopolato a livello giovanile: sono i Tava, i Barabino, i Rovere, i Tasca e ad allenarli non può che essere il maestro di sempre. Armana per Caenazzo significa anche un cambio radicale di filosofia e si passa da un basket fatto di corri e tira di slava matrice al passing game dai ritmi più bassi del Mario. L’attenzione ai particolari, l’impronta di organizzazione difensiva, i primi videotape, la conoscenza maniacale delle caratteristiche avversarie: il coaching del Professore è un salto nel futuro e a Tortona la delusione per l’annata storta dura lo spazio di un mattino se è vero che nel 1986 si sfiora la promozione in B2 dopo un campionato esaltante. Barberis e Piscedda sono gli stranieri, De Ros, Cermelli e Lonardo le colonne che si arrendono solo all’Astense di Arucci e Frediani .

In epoche di grandi abbinamenti tra aziende e società sportive, siamo una mosca bianca, giochiamo a maglie “vuote” ma la nostra debolezza diventa la nostra forza. Il Presidente Ghisolfi gioca la carta di un pool di sponsor, tante realtà che contribuiscono al progetto comune e si genera entusiasmo crescente: le tribune montate per la sera di Derthona-Carpi restano al loro posto e sembrano sempre troppo piccole perché i leoni giocano ogni domenica in sei, spinti dal chiasso e dal calore del Camagna.
Le domeniche pomeriggio al Palazzetto diventano un must, per vedere Gibertini, Pollicardo, Celenza che spingono la nostra nave per tre viaggi consecutivi ad un passo dal porto agognato della Serie B. Giovanni Lonardo è il nostro Charles Barkley, ha impatto fisico, doti tecniche e vive i suoi anni buoni giocando da secondo lungo atipico accanto a pivot vecchio stampo ma non è il solo tortonese a darci gioie perché le ragazze di Dino Canegallo non perdono per un anno filato e si meritano titoli a nove colonne. Sara Orsi, Roberta Greggio, Antonella Gazzaniga, Manuela Franzin: altro gruppo, altro sesso, ma sempre Tortona docet e siamo al 1989, all’anno in cui lo scudetto va a Milano nel finale infuocato di Livorno, col tiro di Forti mezzo secondo prima o mezzo secondo dopo la fatidica sirena.
Un solo anno è abbastanza per ammirare Fabrizio Brakus, slavo di origine e piemontese di adozione che ci delizia nel 1989-90: è un tiratore di quelli cinque stelle lusso, il primo grande tiratore dalla lunga distanza conosciuto a Tortona e il sesto posto in un girone senza liguri ma con le toscane è tutto fuorchè malvagio. Sui giornali di casa nostra ci racconta fatti di basket un certo Vacirca Gianmaria, da Isola Sant’Antonio, che forse non ha mai fatto canestro ma pare che ne mastichi, ha cuore bianconero e dicono potrebbe arrivare in alto…

Si cambia decennio, per il basket è l’anno del centenario, per noi l’anno in cui la Federazione ci volta le spalle. Finiamo nel girone umbro-toscano e gli aneddoti con le partenze in pullman di prima mattina, i ritorni all’alba, i film a luci rosse, le partite a carte e i racconti del Mancio non bastano a regalarci la salvezza. E’ il momento in cui si arruolano le nuove leve da Borasi a Lattuada passando per il binomio Arbasino-Canegallo, o meglio “Arba&Canè “ come fosse una parola sola. Presidente è Beppe Tava, un uomo che oggi non è con noi ma che ci ha aiutato ad esserci.

Testi tratti dal libro “CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona” di Roberto Gabatelli – 2008

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L’età dell’oro

1980/85

Il basket ci piace perché evolve, perché sa cambiare, stare al passo coi tempi di un’epoca che diviene moderna. Nel 1979 i professionisti americani scoprono che se tirano da molto distante, un canestro può valere 3 ed è una rivoluzione copernicana. Il Derthona guidato in società da Enrico Merli lancia in prima squadra due promesse: Paolo De Ros e Massimo Codevilla e li affianca a un talento istriano, Sergio Jurkovic. Si sale di giri, si allungano le trasferte, gli avversari diventano prestigiosi ma saliamo sulla giostra dei grandi, di uno sport che entra nelle case di tutti con i primi match in TV, col Palazzone di San Siro e il Billy di Milano, con le prime partite che arrivano da un altro mondo, dalla NBA che conosce due tizi interessanti. Uno è bianco, arriva da Indiana e si stabilisce a Boston, l’altro è nero, ha il fisico del centro ma gioca play, ha studiato a Michigan State e prende casa in California: se non avete capito chi sono, con voi ho perso le speranze.
Con la cessione di Codevilla, e le conseguenti lire, ci facciamo un bel po’ di campionati ma si diventa famosi per il clima del nostro campo, perché sembra di stare in Grecia quando arriva la Fossa dei Leoni.

Leoni armati stiam marciando, siam la Fossa dei Leon…
In trasferta a Tortona si gioca poco volentieri e si arbitra ancor meno allegramente ma il clima caldo non basta a evitare la retrocessione. Ci ripescano quasi subito e con Guido Ghisolfi primo dirigente si progetta un futuro che è già dietro l’angolo: Aldo Caenazzo è il coach, mentre Armana alleva la nidiata dei 1967-68 che qualche soddisfazione ce la farà togliere. Un paio d’anni di transizione, la promessa di alternarsi alla Presidenza poi arriva il 1983 e qui potremmo andare a memoria. E’ l’anno di Nantes, degli Europei di Meneghin, di Sacchetti, di Villalta ma a Tortona è l’anno di Licia Fassino presidentessa, di Teo Mitton da Alessandria, di Angelo Lorenzon da Valenza. Poi ci sono i nostri ragazzi: i Cermelli, Giovanni Lonardo, Enrico Marina, Adelio Ferrari, Marco Ghisolfi, Piero Fornasari, il grande Nereo. E’ il maggio del 1984, e dopo un campionato di vertice, ci si gioca tutto nella sfida col Carpi: vittoria in gara-1, sconfitta in gara-2, il destino è nella “bella” e Tortona si ferma per una sera perché sono tutti al Palazzettto, gente mai vista prima e mai più vista dopo. Marco Ghisolfi, dalla sua piastrella, non sbaglia nemmeno per scherzo, scrive 32 e manda Tortona in paradiso, in C1, e ripensare ai profughi dell’Istria, alla Caserma Passalacqua fa venire i brividi.

E’ il punto più alto.
Dura un anno soltanto, perché forse la C1 è troppo per noi, o forse perché la fortuna ci gira le spalle, fatto sta che se parliamo di 1984 preferiamo ricordare una data di novembre in cui sbarca a Tortona l’NBA: è il Four Roses, squadra in tournèè europea che fa tappa a casa nostra. Ci vorrebbero due Palazzetti per accontentare la voglia di basket, per applaudire Nate Tiny Archibald, talento che arriva da Brooklyn e che dall’altra parte del mondo ha vinto il premio di MVP, in una serata indimenticabile.
Ricordo più dolce della retrocessione, della consapevolezza che Ghisolfi è all’ultimo anno con le scarpe da gioco, che Gazzaniga si arrende alle ginocchia fragili. E’ la fine di un’era, ma non è la fine del Derthona Basket spinto dalle ragazze di coach Canegallo e con un gruppo di giovanotti che bussa alla porta del Palazzetto: per fare due nomi, ci sono Roberto Tava e Francesco Barabino che con la squadra juniores hanno attraversato mezza Italia e non hanno intenzione di smettere.

Testi tratti dal libro “CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona” di Roberto Gabatelli – 2008

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In una parola: BOOM

1972/78

Olimpiadi di Monaco, 1972, e per chi ama lo sport sono giorni tristi col terrorismo che invade il Villaggio olimpico colpendo gli atleti israeliani e causando la sospensione dei Giochi. Ma per la palla a spicchi è anche un momento storico: in piena Guerra Fredda la finale olimpica è tra Stati Uniti e Unione Sovietica e nel più incredibile dei finali (ma quanti ne abbiamo visti così…) Alexander Belov regala la medaglia d’oro ai russi dando il via ad un’interminabile sequela di ricorsi e di polemiche.
A Tortona la pallacanestro esplode letteralmente e se è vero che chi semina raccoglie, sono i frutti dell’organizzazione a livello giovanile studiata e realizzata nel decennio appena concluso. I protagonisti del rettangolo di gioco si costruiscono in casa, lo sapeva il Presidente Pugni, lo sa anche Franco Nicola, se lo ricorderanno tutti coloro che ricopriranno la massima carica dirigenziale negli anni che verranno. Il Derthona prende forma, abbraccia la Rapida e diventa la vera espressione cestistica di casa nostra. Sono gli anni che danno l’esempio con il nucleo storico dei tortonesi, lo zoccolo duro di Capitan Carboni, di Pippo Bertolotti, di Massimo Falcin insieme a qualche “straniero” che completa l’organico. Si sale agli onori della cronaca grazie alle ragazze di Uccio Camagna che arrivano fino a Roma, fino a quel Foro Italico che di lì a poco sarebbe impazzito per un certo Panatta Adriano. Sono i Giochi della Gioventù 1972, ci trascina la futura nazionale Zanelli ma miglior realizzatrice è Anna Ghisolfi, un cognome e una famiglia che verrà facile collegare ai successi della pallacanestro tortonese anche diverso tempo dopo.

Sono gli anni dell’austerity, delle partite pomeridiane per permettere il rientro in treno ma la corsa del basket verso il secondo posto tra gli sport nazionali continua rapida come un contropiede cinque contro zero. Siamo diversi dal calcio, ci piace pensare che sotto canestro vinca sempre chi fa le cose fatte meglio, che sia come un’equazione dove i numeri devono essere al posto giusto e allora ecco le prime statistiche, quelli che oggi chiamiamo box-score, con le percentuali al tiro, i rimbalzi, le palle recuperate. Un foglio che riassume una partita, numeri da studiare, da leggere e rileggere per capire cosa è andato per il verso sbagliato: ce lo insegnano gli americani, noi della provincia ci lasciamo affascinare mentre crescono le nuove leve, quelle che ci devono portare in alto e che in alto arriveranno. Della leva 1958-59 sono Marciano, Marina, Gazzaniga, tutta gente che sui campi di serie C saprà spiegare che a Tortona è nata una tradizione di tutto rispetto che ormai attende un Palazzetto tutto suo, in grado di offrire il proscenio adatto.

Gennaio 1975 è un’altra ferita nel cuore: muore Uccio Camagna e con lui un pezzo del movimento femminile. Intitolare a Uccio il Palazzetto diventa il minimo riconoscimento mentre si cerca di continuare nella strada che porta in alto siglando l’accordo con la Saclà di Asti. Arrivano gli “stranieri”, i Rallo, i Malaspina, i Braghero ma chi lascia il segno è un certo Nereo Maghet da Gorizia: è il 1976-77, Nereo fa il playmaker ed è un’enciclopedia a spasso per il campo. Ci porta a un passo dalla D, vicino ad un ragazzo nato nell’Illinois ma tortonese fino al midollo che si chiama Gianni Cermelli, uno che tira e se sbaglia si piglia il rimbalzo, uno che non vive da atleta ma che gioca con un cuore da farti venir voglia di metterti i pantaloncini per combattere insieme a lui. C’è Mario Armana su quello che oggi chiamano “il pino”, sotto canestro Carboni e Fornasari, Gazzaniga è quello che oggi sarebbe un 3-4 ma Nereo passa alla storia perché diventa il primo di tanti che verranno. Di gente che a Tortona viene per giocare e ci lascia il cuore, di ragazzi “adottati” dalla grande famiglia che sul citofono di casa ha scritto Derthona Basket.

Gli anni Settanta si chiudono col primo sponsor su una maglia bianconera e con l’accesso di diritto alla serie C2: ormai siamo una realtà e gli anni d’oro sono proprio dietro l’angolo.

Testi tratti dal libro “CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona” di Roberto Gabatelli – 2008

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I mitici anni Sessanta…

1962/71

Possiamo dirlo anche noi perché sono gli anni della spinta definitiva, della consacrazione di un movimento cestistico tortonese. Eppure gli auspici hanno tinte cupe se è vero che mentre Wilt Chamberlain, il 2 marzo 1962, segna 100 punti a New York con la maglia di Philadelphia (record naturalmente imbattuto) il Derthona ha interrotto la propria attività. Si riparte esattamente due anni più tardi, all’interno della neonata Polisportiva cittadina, con Vittorio Moccagatta a presiedere l’assemblea dei soci ma soprattutto con l’avvio di un regolare Centro di Avviamento alla Pallacanestro ed è la svolta: a gennaio ’65 si contano 150 iscritti diretti dal Prof. Dino Canegallo e dal Prof. Mario Armana. Sono loro gli eredi di Messina e con il Prof. Aldo Caenazzo diventeranno il triumvirato degli allenatori tortonesi per generazioni intere.

Nel 1966, l’Olimpia Milano targata Simmenthal è la prima formazione italiana ad alzare al cielo la Coppa dei Campioni mentre l’attenzione cittadina sale di livello per i mitici Tornei dei Bar che raccolgono attorno al campo di Corso Garibaldi pubblico da big-match anche per la presenza di gente come Rusconi, Bufalini, Flaborea che di mestiere giocano nell’Ignis. Nel febbraio del 1967 Tortona si ferma per un evento a lungo atteso: si inaugura la Palestra di Corso Garibaldi e ci giocano Ignis Varese e Oransoda Cantù, in uno di quei derby che non lasceranno mai indifferenti. Si gioca tanto, a tirare verso canestro ci provano praticamente tutti, i Kaimani ci riescono meglio di tanti e i protagonisti si chiamano Luigino Fassino, Peo Moccagatta, Toto Picchi e Mario Bidone che nello “stanzone” vivono anni di gesta importanti tra tute di raso e tiri liberi ancora tirati dal basso. E’ il preludio alla rivalità cittadina che esplode da lì a poco: è il 1969 infatti quando nel mitico Barino dei portici un gruppo di scanzonati giovanotti decide di dar vita alla “Rapida Basket Club” nome scelto non a caso.

E’ il richiamo alle rapide trasferte goliardiche e gastronomiche, alle zingarate di casa nostra e il gemellaggio con Cantù fornisce maglie e tute vestite da Fassino, da Fanzio, da Uccio Camagna, da Bidone sotto la presidenza del Dott.Pino Rossi. In panchina Milvio Picchi non “mangia il panettone” ed è Checco Beccaria a guidare i gialli nel campionato di Prima Divisione. Nello stesso anno, il Derthona riparte col campionato di Promozione, con Armana in panchina e Di Matteo divenuto Presidente dopo aver registrato il record bianconero con 63 punti in una netta vittoria a Fossano: si marcia su binari paralleli fino al 1970-71 quando Tortona vive il primo derby, davanti a 400 stipatissimi spettatori e sono i bianconeri a impossessarsi sportivamente della città.

Nel giugno dello stesso anno, la Rapida organizza l’amichevole tra Cantù ed Asti e gli appassionati tortonesi possono ammirare Charlie Recalcati, il miglior italiano dell’epoca nonché l’uomo che guiderà i nostri colori all’argento olimpico di Atene una trentina di anni dopo… Il settore femminile prende piede e Uccio Camagna ne è artefice e condottiero nel primo campionato di Promozione ma è doppio derby perché anche il basket in gonnella vede la seconda squadra locale: è la Red Stone di Coach Risso.

La palestra di Corso Garibaldi non basta più a contenere l’entusiasmo cittadino, mancano le strutture, mancano i fondi ma non mancano passione e talento e la promozione in Serie D segna un’epoca: Carboni, Bertolotti, Lugano, Vittorino Rossi ci spingono per la prima volta oltre i confini regionali aprendo di fatto tutta un’altra storia.

Testi tratti dal libro “CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona” di Roberto Gabatelli – 2008

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Gli anni 1946-1962

James Naismith ci era arrivato qualche decennio prima, precisamente nel 1891 in una cittadina del Massachusetts, una delle tante Springfield che si possono trovare negli Stati Uniti. A Tortona, un pallone e un paio di cesti a circa 3 metri di altezza arrivano solo nel 1946 e i Naismith di casa nostra sono i profughi di Istria e Dalmazia, ora di casa nell’ex Caserma Passalacqua. Chi c’era non può dimenticarsi dei mitici “Romoletti” (da Romolo Conia) che per oltre un decennio sono il basket tortonese fatto di personaggi mitici e mitici scenari: si gioca naturalmente all’aperto, su terra battuta e le diverse categorie non sono altro che le diverse altezze dei partecipanti. E’ un gioco, uno sport “complementare” e il riferimento naturale è al calcio così capita di sentir parlare di terzini mentre c’è qualcuno che attacca e qualcuno che difende rigorosamente separati.

Aurora, Folgore, Virtus, Intrepida sono le formazioni locali che animano gli oratori perchè sono gli anni in cui si gioca nei cortili delle scuole, in Piazza Duomo e nel Piazzale della Stazione e bisogna attendere la metà degli anni ’50 per leggere di una Polisportiva Tortonese, presieduta da Nino Orsi che vivacizza la fiera di Santa Croce inseguendo qualche tiro a canestro.
Ma soprattutto sono gli anni del Professor Messina ed è difficile essere smentiti scrivendo che i profughi ci hanno portato la pallacanestro ma Nico ce l’ha insegnata, che l’ha perfezionata, insomma, ce l’ha fatta amare. Spiega il gioco ai ragazzi di allora poi prosegue e diventa “Il tigre” che scopre Meneghin, Bovone e Caglieris e che siede su una delle panchine più prestigiose d’Italia, quella dell’Ignis Varese con la quale sarà due volte Campione d’Italia dopo 53 vittorie su 67 gare. Messina è allenatore-giocatore nel 1956, anno in cui il Derthona Basket gioca il suo primo campionato seniores conseguendo subito la promozione alla serie successiva.

Il basket diventa sempre meno gioco e sempre più sport, in America nasce il mito di Red Auerbach e dei Boston Celtics che vincono otto titoli consecutivi mentre a casa nostra o sei del Simmenthal o sei dell’Ignis e sull’asse Milano-Varese si fa la storia di un decennio quando a Tortona i nomi sono quelli di Merlo, di Soncino, di Vecchietti ma anche di Giacomo Bidone, primo e storico Presidente. Se superi il metro e novanta sei un “lungo” e Piero Mecchia ha classe e centimetri ma il destino se lo porta via troppo presto, a soli 19 anni e allora è il turno dei giovanissimi Di Matteo e Civitico.

Il “Mancio” sa giocare e sa far parlare di sé, diventa uno dei personaggi che leghi gioco forza a un pallone di cuoio, magari a quello di nylon rubato a Torino in una di quelle storie che tutti raccontano, tutti tramandano anche se nessuno magari c’era realmente. Si va avanti tra mille difficoltà, tra la Palestra di Corso Garibaldi ancora in costruzione, tra i bassi di problemi finanziari e gli alti dell’evento in Piazza Duomo quando arrivano le “scarpette rosse” del Simmenthal per celebrare la memoria di Mecchia.
Il 1958 diventa l’anno di grazia, il Derthona Basket, ottenuta l’affiliazione alla FIP vince il primo titolo Regionale Allievi mentre si comincia a giocare anche tra donne, con punteggi che oggi fanno sorridere mentre nel 1961-62 esordisce Enrico Bovone, 207 centimetri scovati a Novi Ligure guarda caso da Messina: Bovone parte da Tortona e arriva molto lontano, a 65 incontri con la maglia azzurra, alle Olimpiadi di Città del Messico fino a diventare una bandiera della Mens Sana Siena con cui chiude il 1975 a 25 punti e 9 rimbalzi di media. Quando Bovone e Messina partono alla volta di Varese, il Derthona è costretto a rinunciare al campionato. Siamo nel 1962 e qualcuno pensa che la pallacanestro a Tortona sia già storia. Non sarà così.

Testi tratti dal libro “CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona” di Roberto Gabatelli – 2008

Gruppo Gavio

Il Gruppo Gavio è diventato main sponsor del Derthona Basket con il marchio Bertram Yachts a partire dalla stagione 2017/18. Nel primo anno il Derthona ha conquistato la Coppa Italia di A2 a Jesi, ottenendo il primo successo nella storia della società. Il marchio Bertram Yachts è rimasto legato ai colori bianconeri anche negli anni successivi, in cui sono stati vinti la Supercoppa LNP Old Wild West nel 2019, battendo in finale la Reale Mutua Torino, e il campionato di Serie A2 nel 2021, nuovamente contro la Reale Mutua Torino per 3-2 nella finale playoff del Tabellone Argento.

A partire da luglio 2021, con il passaggio al professionismo e il cambio di denominazione sociale (Derthona Basket s.s.r.l.) il Gruppo Gavio ha acquisito il 51% delle quote del capitale sociale del Club, diventandone azionista di controllo della società.

CUORE DA LEONI: cinquant’anni di pallacanestro a Tortona di Roberto Gabatelli – 2008

L’evoluzione del logo dagli Anni ’50 ad Oggi

Anni 50

| Derthona Gas 58

Anni 70

| Anni 70

Anni 80

| Anni 80

Anni 90

| Anni 90

2006

| 2006

Derthona Basket

| 2018

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| 2023